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Primo Piano

Primo Piano (19)

Il lockdown forzato imposto dal Coronavirus ha modificato le nostre abitudini in particolare la mancanza del contatto umano con le persone al di fuori di quelle con cui abbiamo condiviso  la quarantena. In questo periodo gli strumenti quali  lo smartphone,  il tablet o il computer, hanno svolto un ruolo fondamentale per  comunicare con il mondo esterno consentendo di poter lavorare da casa, seguire le lezioni scolastiche, mantenere il contatto con gli amici oppure semplicemente per giocare con i videogiochi. Proprio nel gioco molti hanno trovato un alleato contro la noia e anche contro l’isolamento, visto che la maggior parte delle sfide si affrontano a distanza via Internet. Le sfide on-line proposte dai titoli di maggiore successo quali “Fornite” o “Call of Duty”, prendono molto sotto l’aspetto emotivo e spesso la persona coinvolta non riesce ad accorgersi  del tempo trascorso a giocare. Poiché un adulto normale  è dotato di un maggiore autocontrollo, i soggetti più vulnerabili, vuoi per la facilità di interagire con computer e telefonini,  sono soprattutto gli adolescenti nella fascia di età compresa dai 12 ai 17 anni. Si parla  di ragazzi che sfuggendo al controllo dei genitori, passano mediamente dalle due alle quattro ore al giorno davanti a un video sottraendo spazio ad altre attività.  Gli esperti temono che dopo il lockdown ci possa essere un aumento dei soggetti esposti ad una vera e propria dipendenza da videogiochi. Si dice che in Italia ci siano oltre 300.000 adolescenti che passano anche 80 ore alla settimana a giocare con il computer  e si parla di patologia quando il giocare si associa a un progressivo isolamento sociale. Ci sono alcuni campanelli di allarme a cui i genitori devono prestare la massima attenzione e quasi sempre iniziano con un di calo di rendimento e di disagio nei confronti del mondo scolastico accompagnati da repentini cambi di umore e una progressiva  perdita di interesse nelle consuete abitudini fino a rinunciare ad uscire  di casa.

Di fronte ai primi segnali di dipendenza i genitori devono allertarsi senza manifestare segni di imposizione o divieto che provocherebbero  degli effetti contrari cercando invece di concordare un tempo  per il gioco e provando a giocare assieme a loro, scegliendo il videogioco e condividendo il tempo necessario e sufficiente per il piacere di godersi questa forma di divertimento insieme e non da soli. Evitare inoltre che i videogiochi vengano utilizzati nella camera da letto cercando di spiegare che non è il luogo adatto poiché risultano nemici del sonno.

Secondo gli esperti prima di rivolgersi ai centri specializzati è determinante il ruolo dei genitori che hanno il compito di condividere e di proporre alternative quali un concerto,  un evento sportivo o una gita ma soprattutto fare in modo che i ragazzi tornino agli interessi di prima: uscire con gli amici, frequentare qualche palestra o qualche associazione sportiva.

Qualora un genitore dopo aver provato non si sentisse in grado di affrontare un percorso condiviso con il proprio figlio può sempre rivolgersi ad uno dei centri specializzati sparsi in tutta Italia per la “cura dalla dipendenza dei videogiochi”.

Un’altra tragedia sul posto di lavoro  si consuma in una carpenteria metallica  di Zanè. Stavolta il tragico destino strappa alla vita Matteo Dal Pozzo, un giovane apprendista di soli 22 anni, residente con la famiglia nel comune di Rotzo sull’Altopiano di Asiago.

Il ragazzo, figlio e nipote  dei due titolari dell’azienda O.me.ro. Srl di via Vegri a Zanè, stava lavorando con una saldatrice su un pesante cancello in ferro. Secondo le prime ricostruzioni, sembra che  la pedana su cui poggiava il manufatto abbia ceduto facendo cadere la struttura  che è franata addosso allo sfortunato giovano schiacciandolo a terra.  I colleghi, prontamente intervenuti, lo hanno liberato del peso ed un’ambulanza del Suem  lo ha trasportato all’ospedale di Santorso dove è morto per le gravi lesioni interne provocate dallo schiacciamento.

Sul posto sono accorsi anche i carabinieri della compagnia di Thiene ed i tecnici dello Spisal, che dovranno valutare il rispetto delle norme di sicurezza  e appurare le dinamiche e le eventuali responsabilità dell’infortunio sul lavoro.

Sull’incidente come da prassi è stata aperta un’inchiesta.

Un cinquantenne di Borgo Valsugana è stato assolto martedì dal tribunale di Bolzano dall'accusa di maltrattamento di animali per un episodio risalente al 6 aprile 2019 e che vedeva protagonista un gallo cedrone, specie protetta.

La cameriera aveva riordinato la camera di turisti cinesi provenienti da Wuham e a seguito del suo stato di salute si era pensato subito al Coronavirus.

Due bombe carta lanciate in pieno pomeriggio contro la sede di un’azienda. E’ successo lunedì, in via Rovere di Godega Sant’Urbano.

 

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